09 gennaio 2006

LA CAMERA INTERMEDIA

Un bagliore accecante. Un poderoso senso di vertigine.
E lui fu a terra, senza fiato. Inspirò a fondo, i polmoni in fiamme. Era come se l’aria in quel luogo fosse troppo rarefatta. In quel luogo? Dove si trovava? Correva in una città di ghiaccio… e poi d’un tratto… no… stava sognando di correre in una città di ghiaccio… e poi un lampo, una vibrazione e ora…
-Ti aspettavo.- disse una voce di donna.
-Aspet… tavi… me?- chiese in un rantolo.
-Aspettavo chiunque si fermasse qui. Però immaginavo che saresti stato tu.-
-Dove… sono?-
-Sei nella camera intermedia.- rispose.
-Nella camera…- iniziò.
-Intermedia.- concluse la donna.
Si alzò a fatica e si guardò intorno muovendo alcuni passi nel buio, il suo respiro si stava rapidamente adattando. Era in una stanza talmente grande che non ne vedeva la pareti. E spoglia, ad eccezione di uno strano marchingegno di vetro e metallo che si trovava nel suo centro. Buia tranne che per i raggi di luce che saettavano all’interno di quest’ultimo. La maggior parte azzurri, alcuni rossi.
Stava per fare altre domande quando fu folgorato da una presa di coscienza improvvisa.
-Sono già stato qui.- affermò.
-Sei passato di qui moltissime volte.-
-In sogno…-
-Nel sonno.- lo corresse lei. –I sogni sono molto più oltre. Oltre il sestante.-
-Eppure ho sognato questo posto… poco prima di svegliarmi.-
-E subito dopo esserti addormentato. Anche se non si può dire che tu l’abbia esattamente ‘sognato’.-
Si concesse un momento di riflessione. Nel suo sogno c’era quella stanza buia e una donna aliena e stupenda che gli sorrideva dolce al di là di un vetro. L’aveva sognato moltissime volte, forse centinaia di volte.
-Chi sei?- chiese.
-Doilea.- rispose lei semplicemente e si fece avanti, girando attorno al marchingegno dietro cui era rimasta fino ad allora nascosta. Dalla sua pelle levigata come porcellana promanava una luce violacea. Era lei, la donna del suo sogno. Non riusciva a capire se il suo corpo fosse nudo o fasciato da una veste semi-trasparente, drappi di luce si muovevano intorno alla sua bellezza sconcertante. A quella visione sentì il fiato mancargli di nuovo.
-Avvicinati Sefalar.-
-Io non mi chiamo Sefalar.-
-In questo luogo, si.-
Lei gli tese la mano e lui la prese cercando di stringerla, ma questa si plasmò tra le sue dita. Il suo corpo fu percorso da un brivido di elettricità. Doilea fece una smorfia di dolore: -Sii lieve. Sei ancora troppo… denso.- disse, ma lui ebbe la netta impressione che volesse dire ‘vivo’.
-Ed è… sbagliato?-
-No, è un bene, durerà molto più a lungo.-
Doilea lo condusse pochi passi più lontano, dove si trovava una specie di letto a forma di fiore da cui promanava una tenuissima luminosità. Più oltre nel buio, e tutto introno, c’erano altre cose dalle forme bizzarre. Alcune si muovevano leggermente, altre pulsavano fioche, ma nessuna di loro aveva un aspetto spaventoso, da tutte emanava uno strano senso di quiete. Anche se c’era una piccola nota dissonante. Era una quiete particolare. Più che un senso di pace sembrava come di… stasi. Sefalar si soffermò un istante ad osservare: -Presto questo luogo e non ti sembrerà più così buio.- disse Doilea e con un gesto armonioso lo fece sdraiare: -Lasciati andare.- aggiunse, mentre già la porcellana del suo copro si dissolveva su di lui.
In un istante fu travolto dall’estasi.

Doilea e Sefalar si tenevano per mano, ora senza più farsi del male. Era come se le loro due nature si fossero riequilibrate dopo quelle interminabili ore di passione.
-Che cos’è questo posto?- chiese di nuovo Sefalar.
-E’ la camera intermedia.-
-Si ma… che cosa significa?-
Doilea condusse Sefalar dinanzi al marchingegno che stava al centro della stanza. –Questo è il sestante. Indica alle anime la direzione da prendere. Vedi quei lampi? Quando l’anima lascia il corpo per entrare nel mondo dell’oblio passa attraverso questa stanza. E’ per questo che si chiama camera intermedia.-
-Perché sono di due colori?-
-Quelle azzurre sono anime di persone addormentate.-
-E quelle rosse?-
-Di persone morte. Il sestante le suddivide, indicando loro la strada verso un oblio temporaneo nel mondo dei sogni, oppure verso un oblio definitivo. Vedi, le anime blu vanno in entrambi i sensi, mentre quelle rosse soltanto verso il basso.-
-E oltre? Che cosa c’è dopo?-
Lo sguardo di Doilea si fece tetro: -Il viaggio di un’anima blu, l’hai fatto tu stesso migliaia di volte. Mentre quello di un anima rossa… lo scopriremo soltanto percorrendolo.-
-Nemmeno tu lo hai mai fatto?-
-Non mi è permesso. Io sono il guardiano della camera intermedia.-
-E lo sarai per sempre?-
Doilea guardò verso il basso, non rispose.
Un’anima blu si fermò nel corpo del sestante, guizzò per un momento intorno e poi riprese il suo percorso verso il mondo della veglia: -Guarda… - disse Sefalar sorridendo – deve essere da lì che ti ho visto in sogno.-
-Nel sonno. –lo corresse lei -E da qui io ho visto te. Tante volte ti sei fermato lì a guardarmi, questo luogo ti incuriosiva, ti affascinava, anche se poi, svegliandoti dimenticavi. Per questo mi aspettavo che saresti stato tu a fermarti e…- concluse in un sussurro -lo speravo.-
-Ma come è potuto succedere?-
-Perché hai con tutte le tue forze desiderato fermarti e questo ti ha fatto rallentare a sufficienza. Il sestante non è fatto per contenere le anime per più di un brevissimo istante. Quanto al motivo per cui lo hai fatto soltanto tu lo puoi sapere.-
Uno squarcio di memoria si aprì nella mente di Sefalar: -E’ stato per poterti incontrare.-
Doilea chiuse gli occhi: -Il tuo desiderio è stato esaudito, ma ad un prezzo che non credo saresti stato disposto a pagare.-
-Che intendi dire?-
-Mi hai chiesto se sarò per sempre il guardiano di questo luogo. La risposta è no. Lo sarò soltanto finché dal mondo di sopra non verrà un altro guardiano.- Sefalar si volse verso di lei e vide che il suo volto si era fatto duro e che la sua aura aveva perso la sfumatura violacea, ora era completamente rossa. Atterrito Sefalar osservò la propria mano, quella con cui stringeva Doilea, la sua pelle era divenuta porcellana violacea. – Ora la mia attesa è finita. Le nostre ore d’amore sono state la prima parte del tuo compenso e l’ultima del mio. Ha consumato le nostre energie abbastanza perché ora io sia pronta ad andare e tu a restare.-
Sefalar ritrasse terrorizzato la mano con cui la stringeva e preso dal panico gridò:
-COSA?-
-Mi dispiace.- disse Doilea con durezza.
-CHE COSA STAI CERCANDO DI DIRMI?- aggiunse cercando di articolare meglio i suoi pensieri, la paura dava alla sua voce una nota stridula. Ma la domanda era superflua, aveva realizzato immediatamente il significato delle parole di lei.
-Mi dispiace.- ripetè ella.
-Tu… speravi che mi fermassi! Speravi che mi sarei lasciato circuire per scaricare su di me il tuo fardello!- gridò Sefalar.
Lacrime perlacee scesero sul volto di Doilea: -Mi dispiace.- disse ancora una volta.
-Io non lo accetto… non resterò!-
-Non ti è concesso scegliere, finché la tua aura sarà viola non potrai procedere oltre, né tornare indietro. E finché non giungerà qualcuno con cui consumare la tua energia non potrai procedere… oltre.-
-Verso la morte.- affermò Sefalar e di colpo tutta la stizza che provava si quietò –Tu mi hai ingannato ed… ucciso.-
-Si.- rispose lei semplicemente -E’ egoista, lo so ma ogni volta che ti sei soffermato nel sestante, ho sperato che tu ti fermassi. Ed ogni volta che hai ripreso il cammino mi sono mi sono odiata per il fatto di averlo sperato. Avrebbe potuto essere un’altra anima a fermarsi ma… le anime azzurre, Sefalar, non sono tutte uguali, e col tempo imparerai a distinguerle anche nel brevissimo istante in cui passano all’interno del sestante. L’amore che abbiamo fatto noi oggi è qualcosa di molto diverso da quello che abbiamo fatto io ed il precedente guardiano quando sono giunta qui. Nel mio intimo, io desideravo che fossi tu.-
Sefalar guardò il sestante innanzi a sé, qualcosa dentro di lui stava cambiando, sentiva di venire pervaso da una strana quiete –Desideravi uccidermi.-
-Desideravo amarti.-
-Nonostante questo significasse uccidermi.-
-Sefalar… che cosa ricordi della tua vita?-
-Nulla.-
-E quanto è durato il nostro amore, un’ora o una vita?-
-Io… non saprei.-
-E quindi? Qual è il significato del senso di perdita che provi?-
-Credo che dovrei rispondere nessuno. Ma non è così. Ricordo di essere stato vivo e so di non esserlo più. Prima avrei voluto dirti che ti amavo, ma ora…-
-Io invece non ho riserve nel dirlo.- disse Doilea e con un movimento rapido come il pensiero gli prese di nuovo la mano. –Questo luogo non è brutto come ora può sembrarti. Io non desideravo andarmene finché non ho desiderato te.-
-Non ti credo.-
-E io non posso far si che tu mi creda. Ma… pensa a questo. Io ho paura di andare oltre. Non so cosa mi aspetta, né se qualcosa realmente mi aspetta. Questa è pur sempre una sorta di vita sebbene statica e cristallizza. Non è detto che quello che oltre questo luogo ci sia ancora concesso di essere individui, o anche soltanto di essere. Non è detto che quello che c’è oltre non sia un luogo di perpetuo dolore o rimpianto. Anche per me accoglierti qui non è stato semplice.-
-E allora perché? Se tu non vuoi andare ed io non voglio restare?-
-Perché era tempo che fosse. E perché tu eri l’anima giusta. Sefalar ascolta bene le mie parole, se potrai mai perdonarmi, se il viaggio che ora sto per compiere non è la fine di tutto, e se nel luogo dove sto andando esiste ancora la possibilità di scegliere, quando sarà il tuo momento di procedere oltre, vienimi a cercare.-
Egli distolse lo sguardo e lasciandolo vagare nel buio, in quel non-luogo che sarebbe divenuto a sua casa, cercò di mettere a fuoco alcune delle cose che lo abitavano.
-Sefalar… mi prometti almeno che ci penserai?- chiese Doilea timidamente.
-Si.- rispose Sefalar -Ci penserò.-
-Il tempo non ti mancherà.-
Doilea lasciò la mano di Sefalar e toccò la superficie del sestante, un milionesimo di milionesimo di secondo e il suo corpo fu risucchiato in un lampo di luce rossa. Oltre la camera intermedia, giù, nei più profondi recessi dell’oblio.

AUTORE - MAX

2 commenti:

Sara ha detto...

Interessante.
Un po' arzigogolato nei ragionamenti forse.
Occhio ai refusi perchè ne hai seminati diversi ;P

Anonimo ha detto...

Bello. Mi ricorda un racconto di Asimov in cui uno scienziato muore e nell'aldilà incontra colui che crede Dio. In realtà scopre che questo essere, onnipotente ed immortale, ha veramente creato il mondo, nella speranza che un uomo prima o poi avrebbe scoperto come porre fine alla sua esistenza infinita...