10 novembre 2006

PUNTI DI VISTA

Se vi racconto ciò che ho visto, sono sicuro che non mi crederete. Non certo perché io sia incapace di dire cose sensate, quanto perché so già che non mi riterrete un testimone attendibile. Mi è capitato altre volte, ormai ci sono abituato, ma non ci faccio più caso e nemmeno mi offendo. Qui ad avere dei problemi siete voi, mica io.
Io ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare, e non è affatto una presa in giro, la mia. È una cosa seria. Dal mio punto di vista la prospettiva è diversa, impari a guardare la gente dal basso verso l’alto e non il contrario, come fanno tutti quelli con la puzza sotto al naso. Un vizio che hanno preso parecchi, di questi tempi. Ma lasciamo stare. Dopotutto sono qui per dare informazioni sull’accaduto. Tutto quello che so. Una gran brutta faccenda davvero. Ma partiamo dall’inizio.
Dall’Italia qualche giorno fa era arrivata questa coppia di sposi novelli. Li ho visti entrare e prendere possesso della casa del proprietario del B&B in cui avevano trovato un alloggio di fortuna. Di questi tempi gira molta gente qui, anche se non si direbbe, e si fa fatica per trovare un tetto, ve lo assicuro. Erano innamorati l’uno dell’altra, si vedeva, e si sono ambientati subito. Erano pure entusiasti del posto: telefonavano a casa quasi ogni giorno per dire ai parenti che stavano bene e che tutto andava per il meglio, che si divertivano e che qui tutto era stupendo. In fondo, siamo pur sempre a Caracas, non in una località qualsiasi. Sole, mare, relax, sollazzi. Gli ingredienti ci sono tutti per andare alla grande.
Tutto è andato per il meglio, fino a ieri. Ieri notte è successo un casino. Inaspettato. Nemmeno io avrei potuto immaginare una cosa del genere. Io ero presente. Ho visto tutto.
Erano le due circa quando ho iniziato a sentire dei rumori strani. Di solito di notte c’è pace, qui, un silenzio totale interrotto solo dai richiami di qualche uccello notturno.
Erano in quattro. Sono entrati e hanno raggiunto la coppia di sposi che dormiva in camera da letto. Hanno tirato fuori dei fili di ferro e li hanno legati poi hanno iniziato a malmenarli, a picchiarli con violenza con degli oggetti contundenti. Uno li ha persino colpiti al viso con un remo. Un gesto unico di efferatezza gratuita. I quattro parlavano la lingua del posto, si capiva che c’era qualcosa sotto. Insomma, non erano lì per caso, non volevano soldi o gioielli, le solite cose di routine. Erano lì per un motivo ben preciso. C’è di mezzo un pezzo grosso, una vendetta trasversale, ci metterei la mano sul fuoco se solo ne avessi una.
Infine, se ne sono andati. Li hanno lasciati legati come due salami e li hanno creduti entrambi morti. Invece si sono sbagliati. Il tizio ha fatto solo finta, è stato lui a chiamare i soccorsi trascinandosi al telefono e chiamando la polizia. Per sua moglie non c’è stato niente da fare. Quando è arrivata l’ambulanza si sono accorti che era morta soffocata, strangolata dal filo di ferro. Non vi dico quanto sangue e schifezze c’erano in giro, e non vi dico quanti improperi ho tirato io, quando sono venuti quelli della scientifica a visionare il luogo del delitto. So già che nei prossimi giorni mi aspetterà la rogna della pulizia. Una cosa che non auguro a nessuno.
Lo so, lo so. Li conosco i tipi come voi. Quelli che fanno romanzi struggenti sopra ogni cosa. Non fate gli ipocriti, so anche che non vi importa niente, dopotutto siete pur sempre giornalisti. Siete qui per raccogliere testimonianze, no? E allora, eccomi qui. Adesso potrete scrivere nei vostri articoletti tutti lacrime e colpi di scena che avete incontrato un testimone insensibile e cinico che vi ha raccontato i fatti senza un filo di emozione, senza un moto di commozione, un testimone duro e freddo a cui non frega nulla di questi due poveretti che volevano solo farsi una vacanza in pace e sono capitati al momento sbagliato nel posto sbagliano nelle mani sbagliatissime di uomini senza scrupoli. Scrivete pure. Ah già, dimenticavo che non mi considerate una voce attendibile. In fondo avete ragione, la mia non è una voce che potete (o volete) capire.
Sarò cinico come dite, ma mettetevi un po’ nei miei panni: nella mia situazione non vedo in quale altro modo si possa sopravvivere se non così.
Maltrattato, calpestato ogni santo giorno, preso continuamente a secchiate e strofinato con acido e varechina. Voi non sapete quanto sia dura essere come me, ve lo assicuro. Non immaginate quanto sia frustrante stare qui. Non vorreste essere al mio posto, ci potete scommettere. Ma per essere un pavimento, vi assicuro, ne ho viste sin troppe. E dopo questa notte, direi che ne ho avuto abbastanza.

AUTORE - ELISELLE

1 commento:

Anonimo ha detto...

Divertente e come sempre scritto molto bene. Se l'identità del narratore voleva essere un colpo di scena è un po' telefonato (poteva essere varie cose, ma comunque si capiva il "genere"), ma non è che la cosa guasti. Ti segnalo una frase che è un po' troppo lunga e secondo me andrebbe spezzata: verso la fine quella che comincia con "Adesso potrete scrivere nei vostri articoletti...".