22 novembre 2006

S_______A

Arghhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
Whaughhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
Ehuuuuuuulllllllllll….
HUFF…HUFF.
Finalmente bastardo sei morto. Ho sudato sette camice per finirti. Non mi sono rimaste nemmeno le forze per rialzarmi. Il mio corpo ti sovrasta vincitore di questa lotta. Quest’odio nei miei confronti ti ha portato li. Sono giorni che mi perseguiti. Mi segui.
Ho tentato mille espedienti per sfuggirti… tutti inutili. Pensa che mi sono rivolto anche a Dave. Lui si è messo sulle tue tracce ma tu, fottuto, sei riuscito a sfuggirgli. Neanche i veleni sono serviti. Sei un duro tu. Mi chiedo se tu venga veramente da quel luogo.
Mi ritrovo a pensare che invece tu sia un alieno. Un maledetto parassita. Questo sforzo nel rialzarmi mi ripagherà della visione della tua fine. Dio mio quanto sei brutto. Il tuo corpo a pelo dell’acqua è ormai tutto raggrinzito. Sento già l’odore della morte che esali. È quasi insopportabile. Non azzardarti a fissarmi. Il vincitore sono io, punto e basta.
Mi chiedo solo come tu abbia fatto. Sei fottutamente grosso eppure non ti ho mai notato. Che cacchio sei un Ninja?! Mi ricordo di aver percepito la tua presenza ben cinque giorni fa. Fose tu te lo ricordi meglio di me quel giorno. Ero al ristorante. Quel piccolo bistrot sulla sesta. Quello con le lunghe vetrate e i tavolini con le panche. Il posto è bello. Ha un che di malfamato ma al contempo è molto chic. Ero con Annabella. Annabella, il nome da una giusta dichiarazione del suo aspetto. Bella da impazzire con quei suoi grandi occhi verdi. Sembra il personaggio di un manga. Dai quelle formose cerbiatte che ocheggiano con il protagonista ammaliando lui e tutti quegli Hotaku attaccati allo schermo che non si perdono una sola puntata del serial. Ecco Annabella è così. Penso che tu non l’abbia vista… o forse si… In ogni caso mi stavo immergendo in una tazza di cioccolato fumante mentre, la torta di panna mi foderava la bocca. Lei mi osservava sorridendo. Aveva davanti a se una tisana purificante al finocchio; al finocchio. Perché non al timo o alle rose? Non è che voleva dirmi qualcosa con quella sua scelta? In ogni caso abbiamo parlato dei suoi studi, fa la psicologa. Mi ha raccontato cose da urlo sapessi.
Ci potremmo veramente divertire insieme io e lei. Non trovi che sarei un bel caso?
Che c’è non sorridi? Certo che tu saresti un caso molto più interesanti se potessi parlare di te stesso. Mi immagino la tua vita. Costretto in quattro pareti fino alla maturità. Bistrattattato da tutti, anche da chi, infondo non ti conosce. Offeso e additato come la peggiore delle piaghe. Come so tutto questo? Lo vedo e questo ti basti. Sei morto e le spiegazioni non ti serviranno a nulla. Non perderò tempo a riflettere sulle tue motivazioni. Non ci sono motivazioni infondo. È tutta colpa della tua natura. Sei uno scarto della società e per questo sarai sempre trattato di merda. Ma non distraiamoci.
Il vero protagonista. Il vincitore di questo scontro, Io se non lo avessi ancora capito, non si può far oscurare da te. Quindi continuiamo. Voglio che tu sappia che mai mi avresti potuto sorprendere. Al bistrot infatti ti avevo sentito. Mi sono guardato attorno varie volte. Cercando e non trovando. Ma i miei sensi sono acuti. Hai presente il senso di ragno di Peter Parker? Ecco così. Ti percepii subito. Fu così sconvolgente quella sensazione che mi dovetti nascondere. Annabella rimase di stucco quando corsi in bagno. Bella figura che feci e tutto perché tu eri li. Tremavo come una foglia. Ricordo la sensazione di freddo come quando la morte ti si avvicina. Mi dovetti rannicchiare contro il muro e pregare. Pregai che non mi trovassi. Adesso che sei morto non mi sfotti più come prima.
So che mentri mi guardavi mi sfottevi. Annabella dovette mandare uno a cercami. Bella figura. Ti odio. Poi spiegami… che cosa ti ho fatto? Perché ti sei accanito contro di me?
Questa è la cosa che non capisco.
La notte seguente al Bistrot fu la peggiore della mia vita. Era più di un giorno che ti percepivo. Mi osservavi in ogni mia azione. Mi attaccavi ma io resistevo alla tua guerra psicologica. Quali saranno i tuoi poteri? Mi piacerebbe proprio saperlo. Hai la possibilità di piegare la gente al tuo volere questo lo so bene. La costringi a correre scappare lontana. La puoi far soffrire. Così almeno hai fatto con me. Penso che per causa tua non riuscirò mai più a leggere Kafka. Il dolore che provai quella notte fu immenso. La testa pulsava mentre ogni nervo era percorso da fitte profonde. Che tu sia maledetto. Sono contento di vederti esanime. Alla fine ho vinto io nonostante i tuoi poteri. Dannazione non riesco mai a portare avanti il mio discorso. Devi smetterla di distrarmi anche da morto… ma sarai veramente morto?! Si Si sei morto non vi sono dubbi. Kafka ecco.
Premetto che quell’autore per il mio palato è estremamente ostico. Forse è colpa di quella prof di italiano delle superiori… un momento… che sia una tua parente? Può essere, aveva il tuo medesimo comportamento. Mi aveva portato addirittura ad odiare ciò che invece amavo. Insomma Kafka, la metamorfosi, già, come dicevo, è una luttura angosciante e tetra se ci metti una luce soffusa, il ciclico rumore basso e ovattato della ventola del pc e un dolore ritmico e martellante penso che tu abbia ricostruito esattamente lo stesso ambiente della mutazione di Gregor Samsa. Questi sono quei libri che è meglio evitare se hai mangiato pesante e se un fottutissimo essere cerca di attentare alla tua vita utilizzando i metodi più abbietti. Capisco che il tuo fisico non ti avrebbe mai portato a uno scontro frontale. Ma anche il tuo intelletto sul lungo termine non ti ha agevolato. Spossato per la notte insonne in cui mancò poco che mi sentissi veramente uno scarafaggio gigante, presi la mia decisione. Ti avrei costretto a uscire allo scoperto. Ho capito subito le tue abitudini. Ti ho studiato. Attacchi nei momenti di maggior debolezza psicologica. Nei momenti di maggior stress e nella notte. Inoltre sembra che rompermi le balle mentre mangio sia la cosa che più preferivi fare. E così dormivo e mangiavo lo stress veniva da se.
Mi siedo a tavola. Brodo caldo, pane, insalata, dolce e caffè. Ancora uno volta ti sento prepotente, insinuarti coi tuoi poteri, in me. Ti ho fatto crescere ed espanderti. Più la tua invasività sarebbe stata grande più ti sarebbe stato difficle sfuggirmi. E tu, bastardo, ci sei caduto in pieno. Questa volta non sono scappato come al Bistrot. Ti sono venuto incontro. Ti ho affrontato e sconfitto. La lotta è stata dura ma alla fine ne sono uscito vincitore.
Butto su di te questo bianco sudario. Non voglia che si dica in giro che non ho rispetto per i miei nemici. Non ho intenzione di pregare per te mi sembrerebbe una blasfemia dato che, in fin dei conti, come ti ho già detto non sei altro che un rifiuto di questa socièta malata, ricca e vorace.
Bussano. Qualcuno, al di la della porta mi inveisce contro. Addio bastardo. Spingo il bottone dello sciaquone. Il gorgo d’acqua inghiotte il tuo corpo.
Ecco FRANCI ho finito!

AUTORE - SIMONE

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Veramente dissacrante... mi verrebbe quasi da dire "un racconto di merda", ma in senso assolutamente positivo. Occhio ad alcuni errori di ortografia e anche al fatto che qua e là nel fuorviare il lettore sei stato un pochino scorretto (nel senso che hai attribuito all'avversario delle qualità ed azioni che non gli sono del tutto proprie, nemmeno nel senso maggiormente metaforico)

Anonimo ha detto...

Della serie scrivi un monologo ma hai il tempo di pensarci solo nell'intimità del cesso! ;-)

Comunque si sono stato volutamente scorretto nell'ingannare il lettore ;-)

Anonimo ha detto...

Vorticoso è il flusso di pensieri del protagonista; si viene indotti a scorrere le righe sempre più velocemente per arrivare finalmente alla rivelazione finale; si rimane un po' basiti; è un invito ad attribuire importanza e significato ad ogni azione quotidiana (compreso il sublime atto del defecare) ?

Complimenti per la geniale originalità!