21 giugno 2005

UNA SERATA COME TANTE

PRESENTATO A UN CONCORSO LETTERARIO

AUTORE - MAX

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto molto lo stile (a parte qualche refuso, qui mi elisellizzo...) e il poco edificante quadretto relazionale. Mi sembra un po' gratuito (ma forse era il tuo obiettivo) l'incontro con il guidatore morto - ipnotizzato. Alla fine lui in prima persona dice che è morto. Questo lo può fare solo perché anche lui è morto ipnotizzato, dico bene?

Sara ha detto...

Permettimi di fare un po’ la maestrina.
Lo stile sembra leggermente inferiore all’ottimo standard a cui ci hai abituati.
Ti sei lasciato dietro diversi refusi ed errori nei tempi verbali, sembra quasi che tu l’abbia scritto in fretta, senza rileggerlo.
A mio avviso la lettura è un po’ ostacolata dal numero dei personaggi (in relazione alla lunghezza del racconto) e dalle loro intricate relazioni personali.
L’idea del guidatore mesmerizzato è carina, però alla fine in effetti se lui muore non può dire di essere morto e nulla può averlo ipnotizzato, e il guidatore le uccideva le sue vittime (per fregargli la macchina)… quindi… c’è qualcosa che non torna…
Infine, grazie mille per la ventata di tristi ricordi e rimpianti.
Che tu sia dannato.

Anonimo ha detto...

Quanto ai tempi verbali, è che il racconto era al passato e poi ho deciso di metterlo al presente, mentre gli errori grammaticali sono dovuti al fatto che mi è esploso il correttore automatico. Se faceste la loro funzione ve ne sarei ben più che grato. Quanto alla questione della morte, avete assolutamente ragione, ma in realtà non doveva eserci alcuna logica. Tutto il racconto è soltanto uno scherzo, e tutto l'intreccio soltanto un pretesto per mettere il lettore fuori strada, avrei allo stesso modo potuto raccontare di un uomo che piantava fragole, anche se la tristezza dei personaggi è espressamnente cercata per portare a parteggiare per il giudatore mesmerizato...

Anonimo ha detto...

PAURA!!
Sembra davvero il classico "racconto dalla Cripta"! Ora ci rimugino un po' sopra, voglio scoprirne il messaggio subliminale...
Incredibile come sia riuscito a colpire un ampio raggio di situazioni classiche della vita di una "compagnia". Bravo Max.
Vittorio