19 agosto 2005

VIAGGIO IMPROBABILE

23/07/2005 Ore 10:00 Partenza
Il camper finalmente è pronto. Dopo che la signora che ce l’ha nolleggiato ci ha spiegato tutte le varie combinazioni sul come impostare il frigo, preparare il bagno e accendere il gas ci siamo messi in marcia verso casa mia dove abbiamo caricato le libagioni. Per una settimana da vagabondi abbiamo comprato sette chili di pasta, cinque barattoli di sughi e una quintalata di patatine. Noi si che sappiamo nutrirci in modo sano. Avendo poi paura che in Francia, perché è li che siamo diretti, non ci vendano la birra abbiamo deciso di portarci dietro una piccola scorta di quel dorato nettare. Giusto giusto quei quindici litri, in barilotti da cinque, appena sufficienti per passare allegri i primi giorni di viaggio.
Subito si decide chi guida. Io mi occupo dell’itinerario. Apro la cartina e consulto il vademecum della Francia. Vista la voglia di mare che pervade la compagnia propongo come prima tappa Cannes. Il navigatore è impostato per guidarci fino al confine. Il viaggio ha finalmente inizio!
Abbiamo intenzione di visitare Avignone, Bezier per poi continuare verso le nostre vere mete. Carcassone e Rennes le Chateau
Dopo i primi chilometri ci rendiamo già conto che il camper ha un’impostazione di guida differente a quella a cui siamo abituati. Prendiamo le curve con attenzione e ogni sorpasso ci lascia un po’ sofferenti. Guardandoci negli occhi ci diciamo che non c’è fretta e che a forza di guidare ci abitueremo, in breve tempo, a questo tipo di guida.
Intanto il paesaggio, fuori, scorre veloce. Muta. Lasciamo pianure, attraversiamo montagne e vegetazione rigogliosa per poi imbatterci nuovamente in ampie distese erbose. Passiamo l’Emilia Romagna, attraversiamo la Toscana e poi la Liguria. A una sessantina di chilometri dal confine ripenso agli avvertimenti degli amici:
“State attenti. A causa degli attentati in corso stanno fancendo un sacco di controlli.”
“Sicuramente rimarrete in colonna alla frontiera con tutti i controlli che stanno facendo in questi giorni.”
Così per star nel sicuro, dato che fra loro ci sono dei noti uccelli del malaugurio, abbiamo deciso di lasciare il fumo a casa. Subito non ne eravamo molto convinti ma poi mi sono imposto. Non volevo rischiare tutto per qualcosa di cui posso fare benissimo a meno.
La frontiera è a poche centinai di metri. Non si vedono forze dell’ordine. Ne nostre, ne francesi. Le notizie erano totalmente false. Neanche i casellanti ci guardano in faccia. Bei controlli. Il Matte impreca perché ha dovuto stare in fila quattro ore per fare la carta d’identità valida per l’espatrio. Tutto solo perché temeva che al fronte lo rimandassero in Italia.
Noi non possiamo fare altro che ridere continuando a sfotterlo per una trentina di chilometri.

23/07/2005 Ore 16:00 Arrivo a Cannes
Ecco Cannes! Non ne potevamo più di guidare ma soprattutto di pagare. Giuro che non mi lamenterò mai più delle autrostrade Italiane. Mi ricordo un anno fa quando per andare da Modena a Bologna si pagava un euro e poi nel giro di un mesetto un euro e dieci centesimi. Mi incazzai. Ma come mi aumentate la tassa autostradale e per di più ci metto il doppio del tempo a causa dei lavori! Siete dei Maledetti!
Ora se avessi il signor AUTOSTRADA qui davanti lo bacerei. L’autostrada Francese è un vero e proprio salasso. Ogni cinque chilometri un casello. Ogni cinque chilometri un euro e cinquanta. Ma vi rendete conto! Come se per andare all’ipermercato dovessi pagare il pedaggio. Il brutto è che le strade alternative, sulla costa, non sono comode per di più in camper. Morale della favola confine - Cannes trenta euro.
Parcheggiamo il mostro a quattro ruote nel parcheggio della stazione. Non è il massimo della comodità ma, dopo aver passato venti minuti a farlo uscire da una tortuosa stradina, stretta e in pendenza, decidiamo che è la scelta migliore. Siamo carichi come delle molle. La vacanza è appena iniziata.
Ci incamminiamo verso il centro. Vogliamo vedere il mare. Il suo movimento, il suo sciabordio, sarà sicuramente un toccasana dopo settecento chilometri alla guida.
Respiriamo la vita della riviera francese. Se di vita possiamo parlare. Sembra più che altro di essere in un’ospizio. I giovani si contano sulla punta delle dita. Nessun locale con del movimento. Anche i bar sulla spiaggia, che tentano di animare la serata, sono semi vuoti.
La musica suona nella speranza di attirare qualche turista ma anche questo serve a poco.
Tutti sembrano molto più attratti dai lussuosi negozi e dagli alberghi a cinque stelle che troneggiano sulla Croisette, il famoso boulevard reso esotico da miriadi di palme che, durante il festival del cinema, vede passare le celebrità Holliwoodiane.
Sul lungomare sembra di camminare in una foresta fatta da baracchine del gelato che espongono l’insegna “tipico gelato artigianale Italiano” solo perché fatto con macchine prodotte in Italia.
In un attimo di sconforto mi rivedo dieci anni fa a Riccione. Negozi, moda e passerelle lungo la via più rinomata del paese. Mi viene la nausea.
A metà della passeggiata il lungomare si allarga in uno spiazzo per permettere ai turisti di godersi il mare e riposarsi su una panchina. Lì alcuni pattinatori sfoggiano la loro bravura facendo lo slaloom tra piccoli bicchieri di plastica colorati. C’è chi affronta la prova con cautela altri, invece, con molta scioltezza, girando le spalle agli ostacoli. Resto sopreso quando vedo un ragazzo lanciarsi nell’impresa dopo aver preso una lunga rincorsa. Mai visto uno così veloce. Le gambe sembravano essere di gomma dal tanto il movimento era fluido e deciso. Spettacolare anche la frenata; una lunga rotazione fatta a pochi centimetri dagli ignari passati.
Rimanemmo lì fermi per parecchi minuti, incantati e sorpresi da quelle evoluzioni, finchè i nostri stomaci non ci obbligarono a cercare un posto in cui mangiare.
I ristoranti, lungo le strade interne, se non offrivano cibo cinese offrivano pessimo cibo italiano a cifre improponibili. Valutiamo le offerte e la situazione.
Alla fine decidiamo di puntare su un pub che avevamo visto poco lontano dal parcheggio.
I gestori ci accolgono cortesemente. Dopo il primo approccio con la cameriera, che non capisce una parola di francese, ci accorgiamo, con piacere, di essere capitati in una vera birreria inglese gestita da inglesi. Perfetta direi!
Comunque, per precisare, la scelta non è stata fatta a caso. Ciò che in effetti ci ha attirato è stata la sua strepitosa offerta promozionale. Dieci birre quindici euro!

24/07/2005 Ore 01:30 Buona notte
Le birre ci hanno dato il colpo di grazia. Abbiamo avuto la forza solo per: fare due passi digestivi, salutare due belle bionde straniere affacciate al balcone del loro appartamento, proporci per uno scambio culturale e linguistico; poi il sonno ci ha raggiunti. Barcollavamo per le vie interne di Cannes nella speranza che il camper ci venisse a raccogliere. Purtroppo è tutt’altro che supercar quel girovago regno di odori nauseanti. Dico così perché tra frigo e bagno non saprei quale sprigiona il lezzo peggiore. Non voglio neanche supporre cosa, i campeggiatori precedenti, ci abbiano tenuto dentro a quel frigo. Il bagno purtroppo emana l’odore dell’acido, blu petrolio, che serve per corrodere gli amari prodotti dei nostri corpi. In ogni caso la decisione è presa. Domani, al primo market sulla strada, si investe in un buon deodorante per ambienti.
Passa un quarto d’ora da quella sofferta decisione e finalmente raggiungiamo il camper.
Di comune accordo, nonostante la stanchezza, decidiamo di spostarci un altro po’ lungo la costa anche perché non conviene dormire così per la strada. Dopo una decina di chilometri e i soliti tre euro di pedaggio ci fermiamo in un’area attrezzata per la sosta notturna. Sembra di essere da un concessionario. Scegliamo una piazzola comoda e non troppo vicina agli altri camperisti.
Spegniamo il mezzo e ci sediamo sui divanetti attorno al tavolo da pranzo. Lì con le carte in mano espongo il tragitto da fare domani. Rimaniamo per alcuni minuti in contemplazione della mappa nel vano tentativo di trovare un percorso altenativo all’autostrada.
Intanto il Matte si fa su una sigaretta mentre io e Mala ci mangiamo una di quelle brioche industriali al cioccolato che fanno concorrenza alla chimica del water.
Riposta la cartina senza aver preso alcuna decisione definitiva sulla strada, scendiamo tutti a fumare. L’aria è fresca e la notte appena iniziata. Facciamo girare la sigaretta. Tiriamo per poi rimanere ad osservare il cielo che viene coperto dal nostro fumo e poi torna sereno.
La stanchezza ha la meglio su di noi. A turno rientriamo e ci adagiamo sui nostri letti. Stasera il letto matrimoniale tocca a Mala. Come al solito è stato il più fortunato col dado. Domani sera è il mio turno. Per stanotte mi accontento di uno dei due loculi rimasti. Prima di addormentarci chiudiamo ermeticamente tutto il camper. Oscuratori alle finestre, porta bloccata, sportelli chiusi e le tendine che dividono la cabina dal resto del camper tirate.
Le ultime due cazzate sono ancora nell’aria quando i nostri occhi si chiudono.

24/07/2005 Ore 02:30 Risveglio
Apro gli occhi. Una luce mi infastidisce. Una sensazione strana aleggia nell’aria. Mi sento veramente rincoglionito. Percepisco alcuni movimenti sopra di me. Matte mi chiede se sono sveglio. Strano che anche lui lo sia. Mi guardo intorno. C’è qualcosa di diverso.
“Ma non avevamo chiuso la tendina?”
“Si” rispondo io. Mi alzo e con circospezione mi avvicino alla cabina. Guardo dentro.
Sportelli chiusi, autoradio ancora inserita, sedili in ordine. Tutto normale se non fosse che il mio zaino è ai piedi del sedile del passeggero.
“ Che ci fa qui il mio Zaino?!”
Guardo Matte e contemporaneamente realizziamo. Ci hanno derubati.
Svegliamo Mala. Lui non si è accorto di niente.
“Mala svegliati. Sono entrati nel camper!”
“Cosa?” la voce ancora assonnata
“State scherzando?”
“Secondo te?!”
Poi l’occhio gli cade sul sedile dov’era il mio zaino.
Tutta la sua roba è sparita. Cellulare e quattrocento euro volatilizzati nell’aria.
“No! Cazzo No!” Si infila le scarpe e scende dal camper. Noi dietro.
Giriamo fra le varie piazzole. Non troviamo niente. Il ladro si è dato.
Sconsolati ritorniamo al camper. Rimaniamo per un po’ assorti nei nostri pensieri in attesa di recuperare la piena lucidità delle nostre menti.
Ci domandiamo come abbia fatto, poi notiamo la serratura dello sportello del passeggero leggermente forzata. Sul vetro, in contro luce, si può ancora vedere l’impronta della mano del malvivente. Un leggero senso d’inquietudine si impossessa di noi.
“Come abbiamo fatto a non sentirlo?” chiediamo l’uno all’altro increduli.
“Deve aver fatto scattare la serratura poi, accorgendosi che non c’è stato movimento all’interno ha aperto la portiera. Sentite?” dico loro simulando l’operazione.
“Niente” mi rispondono in coro
“Dalla cabina avrà semplicemente aperto le tende e allungato la mano sul divanetto afferrando zaino e marsupio. Non ha messo neanche un piede in cabina. Cazzo!”
“Ragazzi a pensarci siamo stati anche fortunati che ha preso solo i soldi. Pensate se fosse stato un maniaco. A quest’ora potremmo non essere qui a congetturare sulle sue azioni” bisbiglia il Matte mentre noi sbianchiamo.
Risaliamo sul camper e, all’unanimità, andiamo in cerca del primo autogrill aperto.
Abbiamo bisogno di un caffé e di un posto meno inquietante in cui riflettere.
L’unico caffé che troviamo, al punto di ristoro, è quello delle macchinette. La cosa ci intristisce. Non che il caffé dell’autogrill in italia sia ottimo, però almeno è un dannattissimo espresso da bar e non una nera brodaglia liofilizzata. Rinunciamo al caffé ricercando il nostro surrogato di felicità nella spessa cioccolata di un Magnum.
Come tre cerebrolesi ci sediamo nell’area giochi a pochi passi dal nostro camper. Lo osserviamo in silenzio come se fosse l’ultimo baluardo nemico da conquistare.
“Allora che si fa? Cerchiamo di ragionare lucidamente. Torniamo in Italia o proseguiamo in questa avventura?”
Nessuno mi risponde. Il Matte sta pensando mentre Mala è perso nella sua sigaretta.
Lascio decadere per un attimo la cosa. Cerco di sdrammatizzare con Alcune battute volgari che creano altrettante storielle grotteste. Il sorriso ritorna a segnarci il viso e un nuovo entusiasmo ci nasce dentro. La stanchezza, dispersa dall’adrenalina del momento, si fa nuovamente sentire.
Sollecito i ragazzi a una scelta. Tornare o proseguire.
Il Matte ribatte con una frase che non lascia intendere alcuna tipo di scelta.
“Dopo quello che è successo stasera, chi di voi dormirebbe tranquillo?”
I nostri sguardi si incrociano e, dopo aver appurato l’impossibilità di fare turni di guardia, la decisione si prende da se. Torniamo in Italia.

24/07/2005 Ore 04:30 Ritorno in patria
Sono alla guida ormai da una mezz’ora. La strada è vuota. Le luci sfumano di arancione i colori della notte leggermente schiariti dall’avvicinarsi dell’alba.
La musica che esce dall’autoradio mi tiene sveglio. Ho scelto qualcosa di cantabile evitando tutti quei brani dalla melodia ciclica. Devo assolutamente sfuggire alla morsa della monotonia e quindi al sonno. Già l’autostrada non è il massimo in fatto di varietà. In questo caso i caselli tornano comodi. Sono gli assoli di tromba in una piatta e noiosa armonia.
Penso di reggere tranquillamente fino al confine. Mala mi siede affianco perso nei suoi pensieri. Molto probabilmente, ancora incredulo, si chiede il perché gli sia capitata una cosa così paradossale. Il Matte, che prima era seduto sul divanetto del misfatto, ora è steso in uno dei loculi. Il sonno ha avuto il sopravvento. Infondo è meglio che qualcuno si riposi.
Visto che nessuno parla mi metto a tenere il tempo della musica picchiettando con le dita sul voltante. Il buio permea l’interno del camper che sembra avvolto da una patina di onirica irrealtà. Una luce colpisce lo specchietto laterale attirando la mia attenzione. Una rover verde lanciata a tutta velocità si avvicina pericolosamente. Sbanda leggermente lasciando la sua traiettoria originale. Più le distanze si accorciano più l’auto si avvicina al fianco del camper. Vengo preso per un attimo dal panico. Ci manca solo che ci tocchi e siamo a posto. Suono il clacson e gli grido di stare attento. Come se mi avesse sentito, l’auto riprende la sua traiettoria rettilinea rimanendo comunque piuttosto vicino al camper.
“Guarda te sto coglione” dico indicando il mezzo. La macchina ci sorpassa riprendendo a sbandare. Alzo lo sguardo sullo specchietto retrovisore puntato proprio sui due loculi. Subito non capisco bene. Forse ho visto male mi dico. Metto a fuoco meglio la situazione dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre. Un’ombra alta e nera sembra essere chinata sul letto in cui il Matte è assopito. Mi sembra di notare un convulso scalciare. Sento salirmi in gola la paura. Ma chi è?
Continuo a guardare la scena impietrito. L’ombra si solleva dal suo ultimo pasto. Due occhi tondi e gialli si puntano sullo specchietto. Grido. Mala sobbalza sul sedile. La sua testa cade a terra.
Da dove viene quell’essere? Chi è? Realizzo nel mio ultimo secondo di lucidità che è sempre stato con noi. Che il furto è stato solo un diversivo. Che ormai non ho via di scampo. Sto già morendo. Qualcosa di freddo e duro come ossa mi ha perforato la base del cranio. Percepisco i fori umidi, e tondi dai quali il sangue cola; caldo e denso. Il camper rallenta. Si ferma al bordo della strada e noi con lui. Per sempre.

24/07/2005 Ore 07:00 Qualcuno passa la frontiera
“Qualcosa da dichiarare?” chiede il gendarme allo zingaro dal largo cappello alla guida del camper.
“Signor gendarme con me porto solo i miei pochi averi e un po’ di carne per i miei magri pasti” risponde lo zingaro sfoggiando un largo sorriso che mostra denti gialli e pezzi di cibo incastrati fra gli incisivi.
Il gendarme da un’occhiata veloce all’interno stando parecchio lontano. Il lezzo che esce da quel mezzo è alquanto oltraggioso per il suo olfatto.
“Puo’ andare ora” ordina il gendarme.
Lo zingaro riparte. Coi suoi occhi gialli fissa per un attimo l’agente attraverso lo specchietto.
Il militare, con un gesto 00stizzoso, si sta pulendo gli stivali nell’erba alta cresciuta sul ciglio della strada.
Qualcosa di denso li ha macchiati. Lo zingaro sorride. Tutte le mamme lo insegnano alle loro bambine. Le macchie più difficili da pulire sono quelle di sangue.

AUTORE - SIMONE

6 commenti:

Eliselle ha detto...

Paura vera :D

Anonimo ha detto...

Piuttosto inquietantante. La crudeltà gratuita è un classico che non muore mai.

Simone Covili ha detto...

Pensare che in parte è vero...

O__O


Simo

Anonimo ha detto...

Ne potrei scrivere uno ambientato durante la GMG: full metal jacket al confronto sembrerebbe Paperino...
"Siamo venuti per adorarlo"

Anonimo ha detto...

Bello. E' vero come dice Venti che ha qualche analogia col mio però la location 'esotica' e il fatto che i personaggi siano simpatici piuttosto che antipatici lo rende alquanto più arioso. Il fascino dell'on-the-road è comunque intramontabile anche con risvolto horror.

myriam ha detto...

siamo partiti il 1.08 07.destinazione mauritania,ma arrivati dopo nizza ci siamo fermati con il nostro iveco 4x4 in 1 stazione total x riposarci 1 pò.ci hanno narcotizzato e derubati di soldi,documanti ,cellulari,di ogni e di più.i francesi lo sanno,abbiamo fatto denuncia,MA NO FANNO NIENTE.NON CI SONO telecamere,nè vigilanti,i ladri sono INDISTURBATIIII.siamo ritornati indietro e la vacanza è finita.ringrazio la francia e le loro strutture.noi italiani siamo tartassati xchè sanno che andiamo in vacanza con i soldi.non mi hanno nemmeno lasciato lo spazzolino da denti.so che il governo italiano a chiesto alla francia di mettere fine a questo schifoso e quì mi fermo. dicono che sono i rumeni o i magrebini o o o,ma sono in francia e a me non interessa che pensassero a fare qualchecosa ,visto che dicono sempre che les italiens ils sons toutes de voleurs.sono piena di rabbia,ma mi sento impotente.myriam